Domande frequenti

Cos’è questo blog? E perché un nome così sessista? Cosa sarebbero poi queste famigerate supercazzole? Su questa pagina troverai la risposta a tutte le tue domande esistenziali – anche se l’unica vera risposta è dentro di te, “epperò è sbagliata“.

Che cos’è Ad altezza d’uomo?

Ad altezza d’uomo è un blog di filosofia umanista, as simple as that.

OK, ma cosa significa “umanista”?

L’umanismo è una visione del mondo senza Dio che mette al centro del proprio universo gli esseri umani con le loro capacità empatiche e razionali – ma se cerchi una risposta più dettagliata ti consiglio di visitare la pagina Che cos’è l’umanismo?

Ma non trovi che Ad altezza d’uomo sia un nome un po’ maschilista?

A prima vista sì, ma in realtà il blog è tutt’altro che maschilista.

Pongo infatti particolare attenzione nell’utilizzare un linguaggio non-sessista, rispettoso delle diversità di genere.

Uso i termini “uomo” e “donna” nel loro significato precipuo, e cioè “individuo maschio/femmina di homo sapiens“, ovviamente solo quando la differenza di genere è rilevante. Quando invece mi riferisco all’umanità in generale uso sempre l’espressione gender-neutral “gli esseri umani”.

Alla March4Women 2019 a Londra

Quindi perché questo nome?

Perché racchiude in una sola espressione di uso comune il doppio intento di questo blog: parlare di umanismo, e farlo parlando ad altezza d’uomo, adoperando cioè “il linguaggio di tutti per il bene di tutti”, per citare il mio amato Albert Camus.

Non mi dire che c’è Camus dietro la scelta di questo nome?

Sì, l’idea è nata nel 2014 leggendo Lo stato di assedio di Albert Camus, soffermandomi su uno scambio di battute tra Diego, l’eroe ribelle del dramma, e la Peste, personificazione della follia totalitarista.

In quel passaggio la Peste disprezza la viltà degli esseri umani, che vivono “sempre a mezza altezza”. Diego gli risponde che è proprio “a mezza altezza” che tiene a loro. Ecco, questo blog parla al lettore “ad altezza d’uomo”, in maniera chiara e commestibile.

Prima infatti Ad altezza d’uomo era “un blog di filosofia commestibile”?

Sì, e lo è tuttora. Lo sforzo dietro ogni articolo è appunto parlare di argomenti complessi e controversi ma in maniera cristallina, comprensibile e senza supercazzole.

Che cosa sono le “supercazzole”? E perché sarebbero da evitare?


Alla presentazione di “Come se Dio fosse antani” a Londra, il 13 settembre 2018

Il Dizionario Zingarelli 2016 definisce il termine “supercazzola” così: “parola o frase senza senso, pronunciata con serietà per sbalordire e confondere l’interlocutore”.

Le supercazzole sono da combattere ed evitare perché sono disoneste, vuote e inutili, in filosofia come in ogni altro campo della vita e del sapere. Sono uno stratagemma retorico messo in campo da filosofi, politici e intellettuali quando vogliono mostrarsi più profondi di quanto realmente siano. Ma “acque torbide e idee confuse sembrano egualmente profonde”, parafrasando leggermente Gómez Dávila.

Di cosa parla il blog?

In senso lato (e come da sottotitolo) il blog parla di filosofia umanista. Nello specifico parla invece di ateismo, liberalismo, femminismo, anti-razzismo, diritti LGBT+, reducetarianismo, ecologismo, politica, arte e ogni altro tema collegato alla visione umanista intersezionale.

Ma perché proprio un blog?

Per incanalare in qualcosa di utile il mio egocentrismo intellettuale, che mi porta a pensare che abbia qualcosa di importante da dire su determinati argomenti – su tutti gli altri invece alzo le mani perché non sono di mia competenza.

Ho deciso di aprire questo blog come una forma personale di attivismo, ma anche perché se non scrivo sto male. Per dirla in maniera elegante, Ad altezza d’uomo è la mia dose settimanale di attivismo umanista e di palliativo esistenziale.

Perché la scrittura e l’attivismo?

Perché sono entrambi necessari, nel doppio senso del termine “necessario”: qualcosa che è importante fare – qualcosa che non posso non fare.

A tal riguardo c’è una frase di Alice Walker che ho sempre a mente quando scrivo sul blog: “l’attivismo è l’affitto che pago per vivere su questo pianeta”. Ecco, Ad altezza d’uomo è uno dei modi in cui pago il mio affitto su questa terra diseredata dagli dèi.

Perché hai scelto Sisifo come icona del blog?

Nella mia visione delle cose Sisifo è l’eroe umanista per eccellenza, simbolo della più eterna delle lotte interiori – quella tra la certezza dell’inutilità del proprio sforzo e l’urgenza di sforzarsi per cambiare le cose e vivere una vita piena di senso.

Per chi non ne conoscesse il mito, Sisifo fu condannato dagli dèi a sollevare per l’eternità un masso destinato a ricadere ogni volta a valle, sempre di nuovo. Noi esseri umani viviamo la stessa condanna: ogni nostro progresso, conquistato a fatica attraverso secoli di impegno individuale e collettivo, è continuamente esposto all’annientamento – e sarà annientato di sicuro un giorno, quando l’umanità come specie scomparirà dalla faccia della Terra.

NB: questo giorno potrebbe essere più vicino di quanto immaginiamo.

Ti senti un po’ Sisifo?

Certi giorni direi proprio di sì, tipo quando il computer crasha o mi arriva una multa a casa.

Del resto, come ho scritto nella mia auto-biografia ironica, ogni mio esperimento esistenziale è fallito, e ciononostante insisto nello sperimentare forme nuove e alternative per diffondere il “mio” messaggio.

Ma quale sarebbe esattamente il “tuo” messaggio?

Che possiamo sempre scegliere di essere persone migliori, assumendoci ognuno individualmente le nostre responsabilità nei confronti di ogni altro essere vivente, senza aver bisogno di un essere superiore che ci premi o ci punisca in un’improbabile aldilà dopo la morte.

Ok, ma ho ancora qualche dubbio, come posso risolverlo?

Semplice. Inviami la tua domanda dalla pagina Chiedimi qualsiasi cosa. Se interessante la pubblicherò con il tuo nome sul sito assieme alla mia risposta.