Umanismo VS Umanesimo

In arabo “umanismo” è sinonimo di “umanitario”. In America Latina e nel mondo esistono partiti anti-capitalisti che si definiscono “umanisti”. E in Italia, quando si parla di umanismo, si pensa sempre all’umanesimo rinascimentale. Ma l’umanismo moderno è un’altra cosa.

È opportuno stilare una mini-storia del termine “umanismo”, per evitare confusione sia a livello terminologico che storico – ma anche per evitare di essere associati a movimenti e partiti estranei al blog, come spiegato nell’Avvertenza.

La prima apparizione del termine

La primissima apparizione testuale del termine “umanismo” risale al 1808, in un libro del pedagogo e teologo tedesco Niethammer: La disputa tra filantropismo e umanismo nella teoria dell’educazione.

Per Niethammer la caratteristica principale dell’educazione umanista era “la difesa della natura spirituale dell’uomo nella sua autonomia e indipendenza dal mondo materiale”.

L’umanismo moderno è però un’altra cosa e fa riferimento piuttosto al termine inglese humanism, comparso in Europa e Nord America nel diciottesimo secolo e ormai adottato da centinaia di organizzazioni umaniste in tutto il mondo.

L’umanismo moderno non è l’umanesimo rinascimentale

Per la cultura italiana il termine “umanismo” resta sempre associato all’umanesimo rinascimentale, movimento filosofico-artistico del quindicesimo secolo italiano ed europeo che fa invece riferimento al termine latino humanitas.

L’umanesimo rinascimentale, in contrapposizione al pensiero dogmatico medioevale, poneva grande fiducia nella ragione umana, nella creatività artistica e nel metodo scientifico. Valori, questi, al centro anche della visione umanista moderna, come si evince sia dalla Dichiarazione di Amsterdam 2002 che dal Manifesto Grafico dell’Umanismo Intersezionale.

La creazione di Adamo (senza Dio)

Il grande spartiacque filosofico tra umanesimo rinascimentale e umanismo moderno è la questione (a)teologica, se cioè l’uomo dipenda o meno da Dio – o da una qualsiasi entità trascendente e creatrice più o meno definita.

Infatti, se è vero che entrambe le visioni ripongono fiducia nella potenzialità umane, per l’umanesimo rinascimentale questa fiducia nasce solo in quanto gli esseri umani sono creature di Dio, create a sua immagine e somiglianza.

La rappresentazione più chiara e lampante di questo legame Creatore-creatura è senza ombra di dubbio la Creazione di Adamo di Michelangelo, databile al 1511 circa.

Nel dipinto appare chiaramente questa filiazione intellettuale tra l’umanità, personificata dal “maschio” Adamo, e Dio, il cui mantello sembra ricordare la forma di un cervello, organo “razionale” per eccellenza.

Nella visione umanista moderna questo legame Creatore-creature svanisce, lasciando spazio all’autonomia “ontologica”, “assiologica” ed “esistenziale” degli esseri umani, per usare tre paroloni cari ai filosofi metafisici, senza sfociare nella supercazzola però.

“Umanismo”: otto lettere, né una di più, né una di meno

A livello terminologico la convenzione generale (adottata anche dall’UAAR) è di usare due termini distinti – umanismo e umanesimo – per cominciare a scardinare lentamente questa sedimentazione semantica.

In alcuni contesti per essere completamente chiari gli umanisti usano espressioni più specifiche, tipo “umanismo secolare”, “umanismo ateo” o, appunto, “umanismo moderno”.

Queste diverse etichette rischiano di creare confusione però. Per questo motivo una delle politiche adottate da Humanists International (e da questo blog) è di adoperare solo ed esclusivamente il termine Umanismo. Perché, come dice il titolo di una mozione di Humanists International del 1988, “Humanism is Eight Letters, No More“.

Non abbiate paura: l’umanismo non esclude l’ateismo, ma anzi lo presuppone, ampliandolo e connotandolo positivamente. E se non ci credete, leggete la pagina dedicata Umanismo e Ateismo.