Silenzio su acqua. Sono stato all’Opera stamattina. Un concerto in Re maggiore per campane e gabbiani. Qui si cammina in punta di piedi, per non disturbare i palazzi che recitano. Venezia, eterno palcoscenico di se stessa. Anche la nebbia è musica. Gli occhi gonfi che straripano, un cardellino mi ha sorriso.
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Non lasciare più nulla al caso. Colmare il divario tra pensiero e scrittura. Non pensare e poi scrivere, ma pensare scrivendo, o scrivere per pensare. Non c’è spazio per la mediazione. Il tuo destino è la tua mano.
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Ho aperto una porta, che non dischiude mondi, ma una storia – la mia. Non voglio morire, e non lo voglio con tutto il petto e con questo mare che a fatica le palpebre arginano.
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Campo Santa Margherita. La fatica di vivere, ma questa vecchietta sorride, e la morte è sconfitta. Devo mettermi in regola con lei, ne sono troppo ossessionato. Forse amo questa città perché so che non avrebbe mai potuto uccidermi? Ma in fondo, è davvero possibile morire a Venezia?
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Re Mida dei paradisi perduti, con la tua essenza tu eterni ogni cosa – nel tuo labirinto di assoluti anche i sospiri hanno il volto argenteo della Verità.
8 dicembre 2015

(Photo by Andrea Martella)

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Sei anche poeta, come Nietzsche. Bravo.
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Ciao Giovanni, ci siamo incontrati ieri alla Feltrinelli Red, sono la ragazza di Venezia (se ti ricordi :)). Come promesso sono venuta leggere subito il tuo pezzo sulla mia città e l’ho trovato, come lei, molto poetico.
Non stai pensando di tornarci a vivere? Io dopo 12 anni fuori sede a Milano (città che amo) ho voglia delle altane e delle passeggiate veneziane. Magari ci si riincontra lì. Un abbraccio,
Federica
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Magari, sarebbe fantastico! 😀
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