Utrecht, Olanda. 29-31 luglio 2016.
Più di 130 ragazzi da tutta Europa riuniti nella bellissima Utrecht per partecipare ad un evento memorabile: gli European Humanist Youth Days 2016 – traducendo alla buona, le Giornate dei Giovani Umanisti Europei 2016. Ognuno dei ragazzi che vedete in foto, infatti, appartiene in patria ad un’associazione umanista – e/o atea, agnostica, razionalista, scettica, di “liberi pensatori”, etc.
Se guardate bene, troverete anche quattro giovani italiani tra loro, in rappresentanza dell’UAAR Giovani: io, Sami, Dataico e Rafael. Ecco allora qui di seguito un breve report di questi tre intensissimi giorni, al termine del quale troverete una piccola (grande) sfida per la nostra associazione.
Venerdì 29 luglio – DAY 1
Arrivati ad Utrecht, la prima piacevolissima sorpresa: alloggiamo in un bellissimo hotel a 4 stelle, con piscina, bagno turco, sauna, palestra, etc. Il caso vuole che, nella stessa struttura, si svolga in quei giorni la convention internazionale dei Testimoni di Geova – alle mie spalle nella foto.
Il caso vuole anche che, a Cracovia, a più di 1000 km di distanza, si svolgessero in contemporanea le Giornate Mondiali della Gioventù (cattolica). “Solo una coincidenza“, mi assicurano gli organizzatori…
Dopo cena è il momento del discorso introduttivo del buon Lennart Kolenberg, uno degli organizzatori dell’evento nonché attivissimo membro della IHEYO (International Humanist and Ethical Youth Organization), la quale, per chi non lo sapesse, è l’organizzazione “ombrello” che raccoglie sotto di sé tutte le varie associazioni giovanili umaniste nel mondo, compresa l’UAAR Giovani.

Dopo Lennart è il momento della professoressa Gerty Lensvelt-Mulders dell‘Universiteit voor Humanistiek in Utrecht, la quale ci spiega appunto quale sia la “missione” della sua specialissima università – è infatti l’unica al mondo “dichiaratamente ispirata alla tradizione umanista”, come si legge sul suo sito.
Sabato 30 luglio – DAY 2
Sabato è stata probabilmente la giornata più intensa dal punto di vista intellettuale. Ben 10 sessioni – alcune in parallelo, alcune facoltative, due invece per tutti i partecipanti. Gli argomenti erano tanti: dalla legittimità morale del veganismo da un punto di vista edonistico (Silvia Benschop) all’importanza di essere liberi di non credere (Boris van der Ham), passando per temi come l'”altruismo effettivo“, le campagne umaniste in Europa e molto altro ancora – trovate il programma dettagliato qui.

Molto importante – e a tratti drammatico – è stato invece nel pomeriggio l’incontro con i blogger atei del Bangladesh, attualmente in esilio in Olanda e in Germania poiché perseguitati in patria. Ragazzi come noi, dai venti ai quarant’anni, colpevoli soltanto di essersi dichiarati pubblicamente atei in un paese in cui il fondamentalismo islamico uccide impunemente i cosiddetti “nemici di Allah“. Anche l’intervento di un blogger algerino attualmente in Germania per ragioni di sicurezza è stato molto toccante: “non date per scontato nulla, dovete combattere ogni giorno per salvaguardare le libertà che spesso dimenticate di avere…”


Dopo cena, gli interventi dei due keynote speaker, entrambi filosofi, sono stati senza dubbio i più importanti.
L’olandese Floris van der Berg nello specifico ha parlato di “eco-humanism“, sostenendo delle tesi quantomeno discutibili (“non si può essere umanisti senza essere al tempo stesso vegani”, “tutti i credenti sono degli stupidi”) con un tono certamente ironico ma a tratti spiazzante (“chi non crede che la satira di Charlie Hebdo sia umanista deve uscire da questa sala”, “chiunque mangi carne non è un umanista, è un mostro morale, uno stupido, responsabile dell’olocausto animale”). Ad ogni modo, la sua “performance” è stata fonte di discussione anche nei giorni seguenti, a testimonianza del fatto che la questione “vegana” sia ancora tutta aperta.

Con un tono completamente diverso l’inglese Stephen Law ha invece parlato della cosiddetta “guerra per la mente dei bambini“, ovvero della questione su che tipo di educazione (laica o religiosa) sia più giusto impartire nelle scuole. La sua tesi di fondo è la seguente: un’educazione laica può aiutare a sviluppare un pensiero critico, razionale ma soprattutto liberale; in effetti, secondo Law la vera “war for children’s mind” non si combatte tanto tra “atei e credenti” bensì tra “liberali e autoritari“.

Domenica 31 luglio – DAY 3
Domenica è stata invece la giornata più “ricreativa“. Dopo aver visitato la Dom Tower e l’Utrecht sotterranea – e, soprattutto, dopo un ottimo e rilassante brunch – ci siamo uniti tutti insieme per formare una lunghissima “catena umanista“, cantando in coro il ritornello che vedete in questa foto (purtroppo sfocata).
A seguire ci siamo divisi in tre gruppi per visitare la città da tre prospettive diverse: a piedi, in bici o in canoa – il contingente italiano ha scelto “in blocco” la terza opzione!

La sera c’è stato infine una grande festa in una discoteca con “free drinks” e tanta buona musica – “because humanists do it better!”

Conclusioni – e una sorpresa…
Più dell’incontro di Oslo dello scorso novembre, gli EHYD 2016 di Utrecht hanno rappresentato un momento fondamentale nel quale potersi confrontare con giovani umanisti provenienti da tutta Europa – o quasi, visto che mancavano rappresentanti dalla Spagna e da altri paesi europei, come si vede in foto (i norvegesi però vi assicuro che c’erano!)
Ancora una volta il confronto con realtà vicine ma diverse ci ha aiutato a capire dove si colloca l’Italia in un’ipotetica classifica di diritti civili e laicità: molto, molto indietro. Perché magari non siamo ai livelli di alcuni paesi come la Romania o la Grecia (che magra consolazione!), ma di certo siamo davvero in ritardo rispetto a paesi come il Belgio, l’Olanda, i paesi scandinavi, la Germania e la stessa Gran Bretagna, la quale ha partecipato a questo evento nonostante la Brexit – inutile dire che tutti i britannici presenti fossero per il “remain“.
Ad ogni modo, ecco la sorpresa per la nostra associazione. Durante il suo discorso finale, Lennart ha citato tre possibili mete per l’organizzazione delle EHYD 2018: Gran Bretagna, Germania o Italia. I partecipanti sono stati alquanto espliciti nell’esprimere la loro preferenza, poiché, quando Lennart ha pronunciato la parola “Italia”, la sala è esplosa in un grande boato di approvazione. Io, Sami, Dataico e Rafael ci siamo guardati un po’ stupiti: “e adesso che facciamo?“
La paura è grande infatti, non soltanto perché la nostra associazione non dispone delle stesse risorse economiche e logistiche della Humanistisch Verbond, l’associazione umanista olandese che ha organizzato l’evento, pagandone per 2/3 le spese – voci di corridoio dicono che sia costato ben 40.000 euro; ma anche e soprattutto perché, nell’UAAR Giovani, siamo davvero in pochi. I membri realmente attivi, poi, sono ancora meno, per di più sparsi ovunque in Italia e nel mondo. Che fare allora?
Gli organizzatori dell’evento di Utrecht ci hanno comunque rassicurato, confermandoci la possibilità di organizzare le EHYD 2018 in Italia con una modalità diversa e, soprattutto, con un budget di gran lunga più contenuto. Ma il punto è un altro: possiamo e vogliamo organizzarlo? La nostra associazione può prendersi questo impegno di fronte a tutti i nostri amici umanisti europei e le loro rispettive associazioni?
Che la discussione abbia ufficialmente inizio qui!
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