Razzisti a loro insaputa: il caso Astilido

Due momenti del video girato online

Odio commentare notizie di attualità, ma quanto accaduto alla piscina Astilido è davvero assurdo. La cosa più sconcertante, in particolare, sono le ingenue dichiarazioni rilasciate dagli stessi gestori della piscina, le quali confermano nero su bianco che si tratti di un eclatante episodio di razzismo.

Le dichiarazioni dei gestori

Onde evitare accuse di manipolazione, leggete voi stessi le parole di Stefania e Luigi Penna, i proprietari di Astilido:

Lo scorso anno era capitata una situazione spiacevole con alcuni nigeriani (sic!) che avevano creato problemi, spaccato bottiglie, aggredito un dipendente. Erano anche intervenute le volanti; per noi una situazione davvero difficile da gestire.

Gli addetti all’entrata – spiega ancora il titolare – pensano di avere riconosciuto qualcuno che aveva creato problemi in precedenza, anche se non ne sono sicuri (sic!). Erano rimasti scottati e spaventati. Noi lo abbiamo saputo dopo, avremmo voluto esserci. Purtroppo non siamo tutelati per queste situazioni e non possiamo sempre chiamare le pattuglie, magari impegnate altrove. Ogni giorno da noi ci sono persone di colore e ci mancherebbe. Abbiamo dipendenti da ogni parte del mondo. Ma allo sportello hanno avuto paura.

Fonte: La Voce di Asti

Su un altro giornale, la titolare specifica che sono state fatte entrare le donne e i bambini della famiglia, ma non il padre:

Lo scorso 15 agosto – prosegue la Penna – ha raggiunto l’AstiLido un gruppo molto numeroso di persone di origini nigeriane, le donne sono entrate tutte regolarmente, mentre gli addetti all’entrata, ricordando il suggerimento dell’anno precedente e avendo il dubbio (sic!) che l’uomo in questione fosse lo stesso che in precedenza aveva creato problematiche, hanno optato per non farlo entrare, mentre il resto della famiglia, moglie e figli, sarebbero potuti entrare regolarmente.

Fonte: La Nuova Provincia

Perché si tratta di razzismo

Ricapitolando:

  • L’anno scorso delle persone “nigeriane” (leggi “nere”) creano problemi alla piscina Astilido;
  • Un anno dopo altre persone “nigeriane” (leggi ancora una volta “nere”) si recano alla piscina;
  • Lo staff “crede” di riconoscere tra di loro l’autore dei misfatti causati l’anno precedente;
  • Lo staff decide ad imperium di vietare l’ingresso all’uomo nigeriano

La famiglia, poi, si sarebbe rifiutata di entrare senza il padre, stando alla testimonianza di una delle persone coinvolte quel giorno.

Questa ricostruzione, fedele alle parole dei gestori, mostra il razzismo di fondo di questa vicenda. Proviamo a capire perché.

Nigeriani? O più semplicemente neri?

Innanzitutto, diamo per vero che una persona nigeriana abbia “creato problematiche” alla piscina l’anno scorso. Nessuno lo mette in dubbio. Sono cose che accadono del resto, e possiamo benissimo immaginare che in 40 anni di attività anche persone di altre nazionalità abbiano creato problemi alla piscina. Inclusi italiani, tedeschi e così via.

Ma già qui sorge la prima domanda: come faceva lo staff a sapere che quella persona fosse esattamente nigeriana – e non, ad esempio, italiana? Alcune persone che compaiono nel video parlano un perfetto italiano, hanno documenti italiani, e hanno la pelle nera: quale di questi tre elementi va preso in considerazione per stabilire la loro nazionalità?

Del resto, in un’altra intervista per La Stampa, il titolare Luigi Penna parla genericamente di “giovani africani”. E in passato altre persone nere hanno affermato di essere state lasciate alla porta. Il che lascia presumere che la vera discriminante, agli occhi dei gestori, fosse il colore della pelle di quelle persone. Ma sorvoliamo per un attimo su questo aspetto.

Ingresso vietato per somiglianza?

Ora, il problema è che, un anno dopo, lo staff ha vietato l’ingresso a un’altra persona senza avere la certezza che si trattasse dell’autore dei misfatti dell’anno precedente. Su quale base lo staff ha creduto di riconoscerla? Solo ed esclusivamente in base al colore della sua pelle.

Da un punto di vista legale, la piscina non può permettersi simili discriminazioni nei confronti dei suoi clienti.

Diverso discorso se la piscina:

  • abbia un regolamento che preveda di bannare clienti che contravvengano alle regole;
  • sia attrezzata con un sistema di scansione dei documenti di identità;
  • abbia incluso nel suo database l’identità della persona che creò problemi un anno prima.

In tal caso, lo staff avrebbe potuto verificare con certezza l’identità del cliente e avrebbe potuto legittimamente dire: “Tu, Mario Rossi, l’anno scorso ti sei comportato male. La tua presenza in questa attività non è gradita. Come da regolamento, possiamo vietarti l’ingresso”.

Ma nulla di tutto ciò è accaduto in questo caso. Lo staff della piscina ha visto una persona nera, ha pensato che fosse la stessa persona dell’anno scorso e le ha vietato l’ingresso.

Le persone con i capelli rossi non possono entrare

Capite l’assurdità della vicenda? Immaginate se, per assurdo, la discriminante fosse stata il colore dei capelli invece che della pelle:

  • Un anno prima una persona con i capelli rossi crea problemi alla piscina Astilido;
  • Un anno dopo altre persone con i capelli rossi si recano alla piscina;
  • Lo staff “crede” di riconoscere tra di loro l’autore dei misfatti causati l’anno precedente;
  • Lo staff decide ad imperium di vietare l’ingresso all’uomo con i capelli rossi.

È questo che c’è di sconcertante nella vicenda. Il fatto che i gestori abbiano messo ingenuamente nero su bianco il loro razzismo, e che nessun giornalista li abbia attaccati per questo.

Simili episodi dimostrano come il razzismo, in Italia, sia sistemico, e non soltanto occasionale. Il razzismo permea la società tutta, dalla strada alle istituzioni, a tal punto che si fa fatica a notarlo persino quando i fatti ce lo spiattellano in faccia.

Siamo razzisti, sì. Ma a nostra insaputa.


Leggi anche “‘Torna a casa, fottuto italiano’: quando la vittima di razzismo sei tu o Io, immigrato nato sulla sponda giusta del Mediterraneo“. Per sapere di più sui miei libri, visita la sezione del sito.

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