“Sono senza parole”, ha dichiarato uno sconvolto Mario Adinolfi, in un suo raro momento di lucidità. In effetti, ciò che è successo a Milano ha lasciato tutti a bocca aperta. Il 28 e il 29 maggio, in occasione del secondo Weekend UAAR Giovani, sono accorsi nella capitale della moda 40 ragazzi provenienti da tutta Italia – tranne ovviamente che dal Molise. Il coordinatore del circolo di Campobasso ha comunque tenuto a far sentire la sua assenza: “sarei con voi, se soltanto esistessi”. Un messaggio davvero enigmatico, tanto che in molti hanno pensato si trattasse di una citazione della Bibbia.

Sfruttando la distrazione della Polizia, impegnata a scortare verso San Siro migliaia di tifosi madrileni ubriachi per la finale di Champions, i giovani atei-brutti-e-cattivi (d’ora in poi solo “atei”) hanno potuto agire indisturbati: ritrovatosi nel loro bunker anti-Bergoglio (una cantina fatiscente di Via Porpora), hanno cominciato subito a pianificare il loro diabolico piano – costruire un’Italia più laica.
Il primo dei sovversivi è stato proprio il neo-segretario dell’UAAR, il cagliaritano Stefano Incani, che, dopo i saluti di rito, ha promesso ai ragazzi dell’UAAR Giovani maggiori finanziamenti per le loro attività, erogati sotto forma di culurgiones e malloreddus. I ragazzi hanno ovviamente accettato, “ché di ‘sti tempi tutto fa brodo”, come dichiarato da un romanissimo Stefano Paparozzi, afferente al circolo di Venezia.

Da sempre disponibili al dialogo con i credenti, i giovani UAARini hanno invitato a parlare tre esponenti di una millenaria religione, il Pastafarianesimo. I tre ragazzi (Enrico Vegliani, Giampietro Belotti e il “Ninth”) con grande garbo hanno esposto la loro visione del mondo:
“l’Universo è stato creato dal nostro Dio, il Prodigioso Spaghetto Volante, ma il fatto che voi crediate o meno in Lui è per noi ininfluente, quindi state tranquilli: non vi scomunicheremo né tanto meno vi uccideremo per questa vostra eresia”.
A riprova che è possibile essere credenti e liberali allo stesso tempo, i giovani pastafariani hanno proposto un brindisi dell’amicizia a base di birra, la loro bevanda sacra, per poi offrire solennemente in dono ai giovani atei ben quattro frittate di spaghetti, il loro cibo sacro.
Ma all’improvviso una notizia ha bruscamente interrotto questo clima di pace ed armonia: sembrava, infatti, che in sala ci fosse nientepopodimenoché Salvini. Per fortuna il pericolo è rientrato subito: si trattava, infatti, del giovane socio Francesco Salvini, afferente al circolo UAAR di La Spezia.

Dopo pranzo, è stato il momento di due attesissimi ospiti: i fumettisti Daniele Fabbri e Stefano Antonucci – il primo è anche un maestro della Stand-up comedy, ma guai a chiamarlo “comico” che poi se la prende. Mentre quest’ultimo esponeva con tono irriverente la storia e le caratteristiche della satira – “che non deve far ridere tutti” (cit.) – alle sue spalle Stefano (il figlio illegittimo di Vauro) faceva invece ridere tutti disegnando dal vivo qualche caricatura del suo socio-in-fumetti. I due sono allora arrivati alle mani – “lei non sa chi sono io”, “capra, capra, capra” (cit.) – e così il meraviglioso duo comico-fumettistico si è sciolto davanti agli occhi atterriti dei giovani atei, in un perfetto esempio di liberalismo pluralista.

Il culmine della laicità sovversiva si è però toccato con l’intervento di Chiara Lalli, filosofa, giornalista e scrittrice, la quale si sarebbe aspettata almeno una sentinella-in-piedi infiltrata nel pubblico, ed invece niente: l’autrice di “Tutti pazzi per il gender” ha provato in tutti modi a provocare una reazione conservatrice e bigotta nel pubblico, parlando liberamente di maternità surrogata e di stepciaildadopscion, ma i ragazzi dell’UAAR si sono dimostrati così noiosamente liberali che la Lalli ha concluso il suo intervento dicendo: “tutto bellissimo, ragazzi, però a litigare su Twitter con Gasparri mi diverto di più…”
La domenica mattina, dopo 4 ore di sonno, la diabolica macchina organizzativa dell’UAAR Giovani ha dispiegato tutte le sue forze, grazie soprattutto all’onnipresente sguardo di Mattia Nappi del Circolo di Milano, “ribattezzato” per l’occasione Il Leviateo, vista la sua incredibile capacità di gestire tutto nei minimi dettagli, un po’ come fece il buon Raffaele Carcano durante i suoi tre mandati da segretario dell’UAAR.

I ragazzi si sono allora divisi in due gruppi: a turno hanno visitato il Museo Civico di Storia Naturale, dove, grazie ad una formidabile guida (A. F.), hanno discusso a fondo di evoluzionismo e biodiversità, così a fondo che tutti hanno ricevuto una laurea honoris causa in Biologia all’uscita del museo.

A seguire i ragazzi hanno partecipato a ben due laboratori. Il primo, gestito dal buon Stefano Reitano, su come utilizzare al meglio Photoshop per creare tante diaboliche campagne per la laicità; il secondo, gestito dai vulcanici soci del circolo di Bari, Michele Lacriola e Dino Di Tinco, si presentava con un titolo accattivante – “Satyricon 2.0: comunicazione e satira nell’era del web”.

Nel pomeriggio era previsto il flashmob dell’anno (“I gatti ne hanno 9. Noi una sola: e allora abbracciamoci”, una scorpacciata di free-hugs a Piazza San Babila), ma il buon Dio, adirato per cotanta miscredente laicità, ha pensato bene di scatenare un violento temporale su Milano, sicché l’evento è stato rimandato a giornate migliori.
I ragazzi ne hanno allora approfittato per meditare sul futuro della sezione Giovani dell’UAAR: “Chi siamo? Dove vogliamo andare? Cosa vogliamo fare? Perché siamo ancora solo 3500 soci su 60 milioni di abitanti? Cosa dobbiamo fare per arrivare a quei giovani che la pensano sostanzialmente come noi ma che, per paura o per distrazione, non sono con noi? etc.” Le risposte sono state tante, e tutte molto speranzose.
Il secondo WUEG si è allora concluso tra abbracci e promesse, al grido di un sovversivo: “Tremate gente, la laicità è in cammino!”

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PS: nessun Adinolfi o Gasparri è stato maltrattato durante la stesura di questo articolo genuinamente satirico – magari! Se poi qualche molisano si è offeso per la classica battuta sulla non-esistenza del Molise, ci dispiace – ma neanche troppo, perché in fondo non siete che una proiezione del nostro intelletto. Un po’ come Dio insomma – e Dio non si offende mai per la satira che gli uomini fanno su di lui.
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