Non sono solito sbilanciarmi così tanto per un film appena visto, ma stavolta non ho dubbi: “Dio esiste e vive a Bruxelles” è un capolavoro, sotto tutti i punti di vista, dalla sceneggiatura alla regia, passando per la musica, la fotografia e la recitazione – io consiglio di vederlo in lingua originale. In queste poche righe, però, non voglio parlarvi dei suoi aspetti più tecnici e cinematografici, bensì soltanto delle tante ed esplicite suggestioni filosofiche.
Perché, almeno per me, “Le tout nouveau testament” (è questo il titolo originale) è da cima a fondo un film autenticamente filosofico: teodicea, gnosticismo, determinismo, e ancora ateismo, anti-teismo, fatalismo, edonismo, nichilismo, etc., ognuno di questi argomenti trova il suo posto particolare in una narrazione al tempo stesso ironica e malinconica – ma mai dissacratoria.

«Se Dio esiste, da dove viene il male?»:
il cuore della teodicea
Nella millenaria storia della teologia – e della sua storica ancella, la filosofia – un’unica, scandalosa domanda attanaglia gli studiosi: si deus est, unde malum? Da Epicuro ai giorni nostri, i quattro punti del problema sono sempre gli stessi:
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se Dio esiste,
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e se è davvero buono,
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e se è davvero onnipotente,
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perché esiste il Male?
Le risposte date dai teologi a questa sempiterna questione sono quanto di più sterile – o crudele – ci si si possa aspettare.

«Se il male esiste, un motivo ci sarà»:
le delusioni della teologia
La maggior parte dei filosofi credenti, infatti, non potendo negare né l’esistenza, né la benevolenza, né tanto meno l’onnipotenza di Dio, hanno cercato di dimostrare che il Male, in fondo, non esiste veramente.
Altri invece hanno ammesso che sì, il Male esiste, ma per un motivo ben preciso:
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come punizione per i mali commessi – si pensi, ad esempio, alle dieci piaghe di Egitto (invasioni di cavallette/rane/zanzare, trasmutazione dell’acqua in sangue, etc.) raccontate nel libro dell’Esodo;
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come messa alla prova della propria fede – si pensi invece al libro di Giobbe, nel quale Dio e Satana mettono allegramente alla prova la fede del suo prediletto (distruggendo le sue proprietà, uccidendo la sua famiglia, facendolo ammalare, etc.), senza però che tutto questo male gratuito faccia crollare la fede del buon Giobbe;
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come sofferenza necessaria in un misterioso disegno divino che non riusciamo a comprendere ma che, alla fine, ci farà guadagnare l’accesso nel Regno dei Cieli – «beati gli afflitti, perché saranno consolati», dice Gesù, così come si legge nel Discorso della montagna del Vangelo di Matteo.
N.B.: da qui in poi, l’articolo contiene degli SPOILER sul film.

«E se Dio fosse cattivo?»:
un’ipotesi assurda
Al contrario, gli autori del film ragionano per assurdo su un’ipotesi inammissibile per qualsiasi credente e per qualsiasi teologia: Dio esiste (eccome se esiste!) ma è cattivo, violento, stupido, egoista, megalomane, sadico, autore egli stesso di tante e assurde leggi universali che assomigliano molto alle pseudo-leggi di Murphy. È Jaco Van Dormael, regista del film, ad esprimersi così a tal riguardo:
Io e l’altro autore, Thomas Gunzig, siamo partiti dall’idea che Dio esista. E se Dio fosse un bastardo? E se oltre a un figlio avesse anche una figlia di cui nessuno conosceva l’esistenza? E se lei avesse 10 anni e Dio, suo padre, fosse così odioso che lei si vendica di Lui rivelando a tutti gli abitanti del pianeta via SMS il suo segreto più gelosamente custodito, ovvero la data della loro morte? Da lì in poi, qualunque riferimento alla religione si trasforma in una favola surrealista.
Questa ipotesi così bizzarra non è però fino in fondo inedita, poiché, circa due secoli dopo la morte di Cristo, un certo Marcione professò una dottrina teologica molto simile, ma non identica: Dio, creatore del mondo così come lo conosciamo, è cattivo, ma ad esso si contrappone un Dio buono che invia sulla terra Cristo proprio per sconfiggere la legge del primo Dio. Ed in effetti, nel film, la piccola figlia di Dio (Ea) cerca di sovvertire i maligni piani di suo padre rivelando ad ogni uomo la data esatta della propria morte e “scendendo” tra gli uomini alla ricerca dei suoi improbabili sei apostoli, così come 2015 anni prima suo fratello Gesù Cristo (che lei chiama JC) aveva provato a fare, invano.
N.B.: nella versione italiana Gesù è doppiato da Frankie Hi-nrg mc!

Ad ogni modo, la fine del folle Marcione è molto significativa: accusato di eresia, è stato scomunicato ed allontanato dalla comunità cristiana di Roma nel 144. Per fortuna gli autori del film, oggi, non rischiano di venir cacciati da Bruxelles, né di essere scomunicati dal Papa. Forse perché si tratta di un film non abbastanza dissacratorio? E se – ragionando per assurdo – il Dio cattivo del film fosse stato Allah, cosa sarebbe successo? In tal caso, come sarebbe stato accolto il film dalla comunità musulmana, fondamentalista e non?

«Ti restano da vivere 5 anni e 3 giorni»:
le diverse reazioni al countdown della morte
Come reagiremmo se, oggi, Dio, o chi per esso, ci comunicasse via SMS quanti anni (giorni, minuti e persino secondi) ci restano da vivere? Perché se è vero che, da una parte, tutti sappiamo per certo che prima o poi moriremo, è altrettanto vero che l’indeterminatezza del momento esatto della morte ci permette di vivere «come se nulla fosse», in uno stato di tranquillissima inquietudine. Già il Nietzsche della Gaia Scienza si stupiva di questa vitale ignoranza nei seguenti termini:
Come è strano che questa unica sicurezza e comunanza non abbia quasi nessun potere sugli uomini, e che essi siano ben lontani dal sentirsi come la confraternita della morte! Mi rende felice vedere che gli uomini non vogliono affatto indugiare nel pensiero della morte! Sarei ben contento di far qualcosa, per rendere loro il pensiero della vita cento volte ancora più degno di esser pensato.
Nel film, gli uomini, avvertiti circa il momento esatto della propria morte, diventano effettivamente «la confraternita della morte» immaginata da Nietzsche, ma in maniera alquanto eterogenea. Ogni diversa reazione dei sei apostoli di Ea costituisce, infatti, ognuna a modo suo, una meditatio mortis ben determinata.
C’è, ad esempio, la reazione scettica della bellissima Aurélie, introversa e pessimista ragazza senza un braccio, la quale decide di ignorare completamente la “rivelazione” di Ea, continuando a vivere come prima, come se niente fosse.

O la reazione fatalista dell’apostolo Jean-Claude, il quale, ricevuto il funesto SMS, decide di puntare i piedi lì dov’è e di fermarsi per sempre su di una panchina nel parco.
E ancora troviamo la reazione edonista di Marc, timido, inetto e perverso cinquantenne che decide di spendere i suoi ultimi 18.000 euro in prostitute, con fare sistematico: 200 euro al giorno per i suoi restanti 83 giorni di vita.

O ancora la reazione nichilista e rigidamente determinista di François, l’Assassino, il quale, autoproclamatosi la «Mano del Destino», decide di sparare a caso sui passanti seguendo questo semplice ragionamento: «se muoiono non è colpa mia, vuol dire che dovevano morire; se invece li manco, vuol dire che non è il loro giorno».

Martine (Catherine Deneuve nel film), triste ed insoddisfatta moglie di un uomo di affari che la ignora, dopo aver scoperto che le restano 5 anni di vita decide di buttarsi a capofitto prima nel sesso a pagamento, per poi trovare il vero amore in un Gorilla (sic!).

Ed infine il piccolo Willy, bambino malato sin dalla nascita che, una volta scoperto di aver a disposizione appena 54 giorni di vita, decide di diventare «una bambina», realizzando il sogno nascosto di una vita.
«Un film che parla solo di amore»:
un finale non-finale

Tutte le diverse reazioni degli apostoli di Ea sfociano, come nel caso di Martine, nella stessa identica esperienza, quella dell’amore: la folle convinzione omicida di François, l’angelo della morte, viene interrotta dall’amore della non più scettica Aurélie – e qui è impossibile non vedere il simbolo freudiano dell’Eros (la pulsione di vita) che sconfigge temporaneamente il dominio incontrastato del Thánatos (la pulsione di morte); Marc, il maniaco sessuale, troverà l’amore in una sala di doppiaggio per film porno, proprio in quella ragazza che, da bambino, gli aveva dato la prima delusione amorosa che lo avrebbe segnato tutto la vita; Willy si innamorerà di Ea stessa; Jean Claude, il fatalista sulla panchina, dopo aver seguito fino al Polo Nord un uccellino del parco si innamorerà di una giovane eschimese. Insomma, come dice ancora il regista: «di fatto, il film parla solo d’amore».
Ed è in questo senso che ho inteso il finale del film, come un trionfo utopico dell’amore universale: la moglie di Dio – simbolo genuino della spontaneità, della semplicità e del senso della bellezza – preso il posto di comando vacante del marito, dapprima annullerà senza volerlo il countdown di morte universale, restituendo agli uomini quella vitale ignoranza di cui avevamo parlato prima; per poi cominciare a ricostruire un mondo a sua immagine e somiglianza, con le pareti del cielo piene di fiori, senza gravità né riscaldamento globale, un mondo in cui anche gli uomini possono rimanere incinta e in cui si può camminare liberamente sott’acqua.
Insomma, questa Dea – che esiste, è buona e vive a Bruxelles – riesce laddove il Dio deludente di Leibniz aveva miseramente fallito: nella creazione del migliore dei mondi possibili.
Ecco il link per chi volesse scaricare il film da iTunes.
Photos by: Ricardo Vaz Palma, Fabrizio Maltese and Kris Dewitte
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